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      Se vedi li occhi miei di pianger vaghiper novella pietà che 'l cor mi strugge,
      per lei ti priego che da te non fugge,
      Signor, che tu di tal piacere i svaghi;
      con la tua dritta man, cioè, che paghichi la giustizia uccide e poi rifugge
      al gran tiranno, del cui tosco suggech'elli ha già sparto e vuol che 'l mondo allaghi,
      e messo ha di paura tanto gelonel cor de' tuo' fedei, che ciascun tace;
      ma tu, foco d'amor, lume del cielo,
      questa vertù che nuda e fredda giacelevala su vestita del tuo velo,
      ché santa lei non è in terra pace(550).
      Questo sonetto ci riporta indubbiamente e quasi con formule fuori gergo a un momento nel quale Dante si appellava a Dio contro una persecuzione terribile con la quale il Papa ha disperso i veri fedeli di Dio e ha messo «tanto gelo» nei loro cuori che nessuno di essi ha più ardire di parlare, e io lo raccomando a coloro che dicono che di queste persecuzioni subite da Dante e dai suoi amici per opera del Papa non c'è traccia storica. Qui si dice addirittura che il Gran Tiranno terrorizza i fedeli di Dio in modo che ciascuno di essi tace, ch'egli diffonde per il mondo il suo veleno. È chiaro? E quando si prosegue dicendo: «Tu fuoco d'amor, lume del cielo» e si contrappone questo foco d'amore al tosco del Papa, c'è ancora bisogno di altre prove per dimostrare che i Fedeli di Dio sono i «Fedeli d'Amore» e che quello che si chiama convenzionalmente Amore sta lottando contro la corruzione della Chiesa?(551)
      Orbene, la canzone: Io sono venuto al punto de la rota si riferisce a questo momento.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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