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      Io sono stato con Amore insiemeda la circulazion del sol mia nona,
      e so com'egli affrena e come spronae come sotto lui si ride e geme.
      Chi ragione o virtù contra gli spriemefa come que' che 'n la tempesta sona
      credendo far colà dove si tonaesser le guerre de' vapor sceme.
      Però nel cerchio de la sua palestraliber arbitrio già mai non fu franco,
      sì che consiglio invan vi si balestra.
      Ben può con nuovi spron punger lo fianco,
      e qual che sia 'l piacer ch'ora n'addestra,
      seguitar si convien, se l'altro è stanco.
      Cecco d'Ascoli criticò come abbiamo visto quest'opinione di Dante parlando dell'amore in tono elevatissimo e mostrando chiaramente che non è l'amore di donna(572).
      CXIII. Nel sonetto Degno fa voi trovare ogni tesoro, scritto da Dante a Cino in nome del marchese Moroello, Dante risponde all'amico pistoiese il quale si lamenta di quello che soffre per opera di Amore e gli risponde che la colpa è sua perché il suo volgibile cuore, cioè la sua instabilità e malsicura fedeltà (alla setta) non gli hanno fatto trovar pace nella verità di essa. Si noti che i cuori volgibili in fatto d'amore vero non soffrono affatto, perché dimenticano e sono invece i cuori stabili e fedeli quelli che soffrono: altra prova che non si tratta dell'amore di donne.
      CXIV. Il sonetto di Dante a Cino: Io mi credea del tutto esser partito, è una delle solite solenni risciacquate che il capo della setta, o fosse Guido o fosse Dante, mandava a chi era sospetto d'infedeltà, ed è talmente palese che non c'è da aggiungere nulla.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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