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      Io penso che quest'artificiosissima canzone sia suggerita sì, dall'amore per la Sapienza santa, ma usi l'artificio delle «pietrose» di parlar di due donne diverse, così che quando in essa si dice: questa rea, la donna bella e ria, la nemica figura, ecc., si parli invece della Pietra, della Chiesa corrotta. E la canzone ha per terna: l'angoscia di Dante che è attratto dalla Chiesa in quanto essa contiene la verità e pur la odia in quanto è corrotta e crudele e che, non potendo parlare come vorrebbe si propone di dire quello che gli fa sentire l'Amore per la Sapienza santa, senza che questa rea (la Chiesa) possa comprendere.
      Il suo pensiero fondamentale è questo: io devo dire quello che mi fa sentire il mio amore per la Sapienza santa (cioè per Beatrice), ma in modo che una certa crudele che mi ascolta (la Chiesa) non possa comprendere quello che io dico.
      Ma nella canzone c'è un altro pensiero importantissimo.
      Dante è attratto dalla Chiesa che lo fa andare vaga di sé «colà dov'ella è vera» e il poeta vuole in altri termini rivendicare ciò che vi è di vero e di santo dietro quella «nemica figura», ma quando si accosta ad essa, sente le voci (degli adepti, dei suoi compagni, nemici della Chiesa) che lo accusano di avvicinarsi alla «Morte», di essere «morto». Così Dante esprime la sua angoscia in una posizione nella quale sente di venire in odio tanto alla Chiesa quanto alla setta. È la posizione nuova e ardita nella quale, facendosi ancora una volta «parte da se stesso», si ritroverà nella Divina Commedia.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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