Pagina (520/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      O montanina mia canzon, tu vai:
      forse vedrai Fiorenza, la mia terra,
      che fuor di sé mi serra,
      vota d'amore e nuda di pietate;
      se dentro v'entri, va dicendo: «Omainon vi può far lo mio fattor più guerra:
      là ond'io vegno una catena il serratal, che se piega vostra crudeltate,
      non ha di ritornar qui libertate».
      Non si può non riconoscere che questa è una delle più ardue e delle più complesse e difficili poesie di Dante, rappresentante assai probabilmente una sua grave crisi spirituale della quale troppi elementi ci sfuggono perché si possa esser certi dei particolari della suesposta interpretazione simbolica, come di qualunque altra interpretazione, anche letterale.
      Certo è che dall'esame della Vita Nuova e delle Rime risulta che quel groviglio di donne reali, una angelicata interamente (Beatrice), una semiangelicata (la Donna Gentile), una amata sadicamente (Pietra), si scioglie per dar luogo a una visione chiara e semplice, nella quale la passione intellettuale di Dante, che dette forma a tutta la materia amorosa della sua poesia, si manifesta in quattro aspetti e momenti diversi. Dante cantò questa sua passione in quattro forme:
      1. Cantò nella Beatrice della Vita Nuova la divina Sapienza come Speranza dell'eterna contemplazione.
      2. Cantò nella Beatrice della Divina Commedia la stessa divina Sapienza, che, di là dalla mistica morte, conduce alla contemplazione di Dio.
      3. Cantò nella Donna Gentile la Sapienza razionale (Filosofia) che tenta per vie faticose di portare l'uomo alla verità e al bene.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Fiorenza Dante Vita Nuova Rime Beatrice Donna Gentile Pietra Dante Cantò Beatrice Vita Nuova Sapienza Speranza Cantò Beatrice Divina Commedia Sapienza Dio Cantò Donna Gentile Sapienza Filosofia