Pagina (534/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Dante aveva dunque ben ragione quando sentiva che sarebbe stato in odio ai suoi correligionari mentre temeva d'altra parte la Chiesa. I «Fedeli d'Amore» probabilmente non consentivano con lui nell'idea che bastasse la semplice restaurazione dell'Impero perché la Chiesa tornasse automaticamente a essere la pura espressione della Sapienza santa, e forse erano fedeli a qualche dottrina ancora più radicale e più avversa alla «Pietra» e alla «Morte», o a qualche aspettazione apocalittica più meravigliosa. Dante veniva a dire in fondo, nella Commedia, che la Chiesa è la pura Beatrice non appena sia integrata dall'Impero, ed è invece «Pietra», «Morte», «meretrice», soltanto in quanto, non controbilanciata e integrata dall'Impero, ne usurpa le funzioni e i diritti e si corrompe nella ricerca dei beni materiali.
      Abbiamo così la spiegazione della vera posizione di Dante derivante, sì, dai «Fedeli d'Amore» e dalla loro dottrina, ma pure creatore originale di dottrina e di profezia(582). E ci spieghiamo ora quanto avvenne intorno a lui di strano e di contraddittorio, ché mentre alcuni «Fedeli d'Amore» lo aggredirono ferocemente come uomo di «poca fede» e come disconoscitore dell'«unica fenice», altri si dettero con gran cura a nascondere il vero contenuto della Divina Commedia, pericolosissimo a rivelarsi.
      Ma egli, attraversando come supremo giustiziere il regno della morte, si trovò così perfettamente libero di giudicare anche coloro che appartenevano come predecessori o come adepti al suo stesso movimento settario, al quale non si sentiva più, di fatto, legato in maniera assoluta o che voleva col suo genio rinnovare.


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Chiesa Amore Impero Chiesa Sapienza Commedia Chiesa Beatrice Impero Impero Dante Amore Amore Divina Commedia