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      Ho voluto soprattutto energicamente affermare la reale esistenza di questo sottosuolo mistico e iniziatico nella poesia italiana dei primi secoli.
      Ma chi, discendendo in un sottosuolo quasi inesplorato, ad esempio in una regione di catacombe, pretendesse di dare subito il compiuto disegno di esso mentre molte gallerie sono franate od occluse, altre impraticabili e malsicure, e pretendesse di stabilire subito con quali altre regioni sotterranee la regione esplorata comunica e d'interpretare subito con piena certezza le infinite cose strane che possono apparire, darebbe prova di poca serietà scientifica. Nessuno pertanto si sorprenderà se io ripeto, ancora una volta, che sono ben lontano dal credere che i risultati di questa mia prima indagine metodica siano tutti certi e definitivi anche nei loro particolari. Credo che moltissime delle cose che ho detto, delle ipotesi secondarie alle quali ho accennato, debbano essere rivedute e corrette e io stesso mi riserbo il diritto di farlo, perché mi rendo perfettamente conto di quanto in questa materia sia facile errare o travedere. Ho voluto, ripeto ancora una volta, dimostrare che questo sottosuolo esiste, e chiamare a esplorarlo altri spiriti pensosi della verità, capaci d'interessarsi e di commuoversi avanti allo spettacolo nuovo di vita profonda e intensa dello spirito della nostra stirpe che ci si presenta quando si sollevi il velame della poesia d'amore.
      Basti pensare che, se quest'ipotesi è vera, molti capitoli della nostra storia letteraria dovranno essere rifatti, basti pensare che abbiamo forse in mano un filo unico che ricollega segretamente e segretamente spiega una serie di opere come il Roman de la Rose, tutte le poesie del dolce stil novo, la Divina Commedia, i Documenti d'Amore e L'Acerba, le opere più importanti di un secolo, per rendersi conto della necessità di considerare quest'ipotesi seriamente.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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