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      Chiamo dunque i giovani a studiare questo problema e prima di tutto tengo a metterli in guardia contro gli errori che io stesso posso aver commesso e li consiglio di non formarsi un giudizio definitivo, se non dopo aver seriamente e direttamente riconsiderato il materiale poetico dal quale ho dedotto le mie conclusioni. Ma è soprattutto importante che essi facciano questo con spirito libero e perciò li metto in guardia anche contro gli atteggiamenti scioccamente e superficialmente ostili che queste idee troveranno in molti ambienti scolastici e in molte «autorità in materia».
      La critica «positiva», quella che non studiò mai a fondo le opere del Rossetti e che, si può dire, non conobbe nemmeno i cinque volumi de Il mistero dell'Amor platonico, che io ho lungamente studiato, la critica «positiva» che derise e lasciò da parte la mirabile opera del Perez, che gettò il suo disprezzo sulla grande rivelatrice opera dantesca del Pascoli senza capirne nulla e per lo più senza averla letta, e poi avanti alle limpide deduzioni che sono state tratte dalle prime scoperte pascoliane è rimasta a ruminare il suo imbarazzo, non prenderà forse verso questo mio libro atteggiamenti più seri o più onesti di quelli che assunse a suo tempo verso Il mistero dell'Amor platonico del Rossetti e verso il Sotto il velame di Giovanni Pascoli.
      Tutto ciò è comprensibile e inevitabile.
      Ma i giovani nei quali questo mio libro avrà suscitato qualche interesse o indotto qualche persuasione, si ricordino che non bisogna domandare il parere sopra un'idea rivoluzionaria proprio a coloro contro i quali la rivoluzione si compie.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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