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      Si ricordino che contro questa mia interpretazione starà inevitabilmente, sempre, l'obiezione che, a quanto racconta il Maroncelli, i «sapienti» facevano al Saffi quando egli accennava a sostenere le idee del Rossetti: «Dunque voi e noi avremo studiato il nostro Dante vent'anni senza capirlo?»
      Quest'obiezione ha tanta forza psicologica per quanta è la sua inconsistenza logica. Spero che i giovani sapranno riconoscerla pur camuffata nei più vari modi e sulle bocche più autorevoli, e apprezzarla per quello che vale, come spero che sapranno riconoscere, per contro da qualunque parte vengano, le obiezioni vere e le argomentazioni serie contrarie a quello che io ho detto.
      Spero soprattutto che ricordino, di fronte alla consueta e comoda espressione: «Si tratta di pazze fantasticherie», che ormai di questi pazzi fantasticatori siamo una discreta serie nella quale figurano i nomi di Ugo Foscolo, Gabriele Rossetti, Carlo Vecchioni, Francesco Perez, Giovanni Pascoli, i quali tutti sarebbero stati pazzi e fantasticatori soltanto in quest'argomento, essendo riconosciuti in tutti gli altri argomenti, come persone serie, equilibrate e talvolta geniali.
      Ma un pregiudizio non lo si può superare finché non lo si spiega e nulla è più facile che spiegare la profonda incomprensione e l'avversione sistematica dei nostri letterati per le interpretazioni mistiche.
      Nell'ultimo cinquantennio la nostra critica ha avuto il compito grave e serio di ricostruire edizioni critiche, di scoprire e leggere documenti storici.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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