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      Ai raccoglitori di lirica pura, astratta dalla realtà storica onde questa lirica nacque, noi non abbiamo nulla da opporre come non avremmo nulla da opporre a chi cogliesse fiori e volesse ignorare la botanica e magari persino la funzione vitale per la quale i fiori esistono, ma abbiamo tutto il diritto di ridere quando dalla preferenza per la lirica o per i fiori si vuole scioccamente inferire la non importanza della ricerca storica o della botanica.
      Nel caso speciale di questa lirica, nei passi che non sono molti, nei quali sul pensiero simbolico e convenzionale si è distesa una fioritura di emozioni ben'espresse e di vero carattere lirico, almeno in apparenza, chiunque può, se vuole, andar distaccando quelle emozioni dalla loro profonda scaturigine mistica, dall'intenzione, dalla significazione vera con la quale furono espresse; come può leggere la Divina Commedia senza voler intendere nulla della sua significazione simbolica o magari leggere degli indovinelli in versi senza voler conoscere la loro spiegazione e giudicandoli come lirica pura; come può girare per le catacombe considerando le figure dei pesci, dei pastori, dei pavoni, come pura arte decorativa senza voler sapere perché ci sono e che cosa significano. Padronissimo. Se intenderà poco, la cosa riguarda lui, ma non ci venga a ripetere in forma più o meno involuta e con l'aria d'essere un fine intenditore, questa grossolana baggianata, che per gustare bene un'opera d'arte non è necessario intenderla interamente e conoscere la significazione o l'intenzione con la quale fu creata, specie quando si tratta di un'opera d'arte eminentemente riflessa e a significati confessatamente molteplici.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Divina Commedia