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      Rispondo quello che ho già risposto a proposito di Dante. Io affermo non già che questa gente non abbia mai pensato all'amore della donna, ma che, quando di questo amore facevano poesia secondo i ritmi, lo stile e le forme tradizionali, dicendosi «Fedeli d'Amore», dicendosi «scritti nel libro d'amore» e diramavano queste loro poesie nel mondo dei «Fedeli d'Amore», avevano di regola elaborato gli elementi erotici reali o immaginari in modo che essi avessero «verace intendimento», in modo cioè che essi venissero ad assumere carattere mistico e significazione segreta.
      Naturalmente, poiché l'impulso a scrivere veramente d'amore si poté confondere, specie nell'inizio e nella fine, con la vena dei pensieri iniziatici che della poesia d'amore si serviva come di manto, è evidente che nella grande massa delle poesie che ci sono rimaste è possibile qualche confusione e qualche incertezza quando si voglia determinare se una poesia sia puramente erotica o mistica, perché in molti casi l'abilità del poeta dovette riuscire a dare alla poesia mistica una perfetta logica amorosa e, in altri casi, la poesia amorosa poté imitare perfettamente formule e atteggiamenti comuni nella poesia mistica pseudo-amorosa.
      Se sotto questo rapporto noi ci troveremo davanti a qualche confusione o a qualche confessata incertezza vuol dire che accadrà, ripeto, per la poesia italiana semplicemente quello che accade da secoli per la poesia persiana, nella quale tutti sanno che le forme erotiche hanno vestito i pensieri mistici, e moltissime volte studiosi di grandissima competenza non sanno sicuramente definire se una poesia di apparenza erotica abbia o no il substrato mistico.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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