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      «Erat tunc hereticae pravitatis inquisitor quidam Marcus Picenus de Solipodio oriundus frater ordinis praedicatorum rudis et bonarum omnium litterarum omnino expers qui temerario ausu in nonnullos iniicere manus temptavit et nisi provisum fuisset maxima hic oriri videbantur scandala.
      «Sed cognita illustrorum hominum scientia(616) et fratrum avaritia quae a zelo verae religionis non proveniebat, Solipodius tamquam stolidus et bonarum disciplinarum ignarus explosus est. Non tamen sine labore se purgavit Petrarcha».
      Povero Fra Marco Piceno! Col suo zelo intempestivo e con la sua noncuranza dei «maxima scandala» che sarebbero venuti fuori additando come eretico il Petrarca e parecchi altri poeti, perdette il posto e fu trattato da avaro e da bestione!
      Tutto ciò conferma che se la Chiesa ebbe sentore del contenuto eterodosso di questa poesia, si guardò bene dal suscitare i maxima scandala e cercò di dissimularlo o di negarlo nei limiti del possibile, e questa tattica si è continuata fino al secolo scorso quando il libro del Rossetti, che rivelava l'eterodossia di Dante, fu condannato e quello dell'Aroux, dedicato al Papa, fu lasciato senza risposta e poi attaccato da tutti i cattolici ferocemente, mentre la Chiesa, divenuta all'improvviso entusiasta dell'autore della Monarchia, favoriva dappertutto il formarsi di cattedre dantesche cattoliche e di commenti cattolici, l'intensissima attività dei quali ha avuto una notevole efficacia nel creare le opinioni correnti oggi intorno a Dante.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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