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      Non solo, ma lo gnosticismo ha considerato in genere questa conoscenza come trasmessa per mezzo di un'iniziazione più o meno segreta.
      E questa considerazione non rende abbastanza ragionevole l'ipotesi che realmente un qualche ramo della multiforme tradizione gnostica si protenda verso la setta dei «Fedeli d'Amore»? La divina Beatrice non è lontanamente imparentata con quella Pistis Sofia della quale la gnosi cantava il Canto nuziale?
      Ciò non vuol dire naturalmente che il movimento dei «Fedeli d'Amore» sia semplicemente gnosticismo, vuol dire che è stato da esso in qualche modo più o meno direttamente influenzato e nessuno potrà offendersi di questo in nome dell'ortodossia, perché tutti sanno quali profondissime tracce lo gnosticismo abbia lasciato nella stessa dottrina ufficiale della Chiesa.
      Per quanto la tradizione esistente nei movimenti gnostici sopravvissuti possa essere poco apprezzata dalla critica, non si può completamente tacere il fatto che questa tradizione ha sempre rivendicato alla chiesa gnostica Dante e anche i «Fedeli d'Amore»(617), che essa ha conservato come notizia tradizionale l'idea che la poesia d'amore sia poesia a significato segreto e che Gabriele Rossetti stesso, molto probabilmente (quantunque abbia sempre protestato il contrario), apprese per via di tradizione rosacruciana le prime nozioni del fatto che poi molto disordinatamente ricercò per via critica. Egli protestò sempre d'essere arrivato a questo per suo ingegno, ma tutti sanno che egli era affiliato ai Rosacroce, setta di chiara discendenza gnostica.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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