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      Ora Cipro era proprio la sede dei Templari e mi pare probabilissimo che in questa novella, della quale riparleremo, si alluda velatamente a un rapporto di Dante con i Templari.
      Ma un altro argomento emerge per me dalla nuova interpretazione delle canzoni pietrose che, come il sonetto: Se vedi gli occhi miei di pianger vaghi, si riferiscono indubbiamente a un'epoca di persecuzione e di terrori subiti dai «Fedeli di Dio» e che vengono a fissarsi cronologicamente proprio nell'epoca della tragedia dei Templari, convergendo con la canzone di Francesco da Barberino: Se più non raggia il sol, alludente essa pure alla setta semidistrutta, insanguinata, parte morta, parte in prigione e in catene.
      Infine, è per me un argomento di enorme peso, poiché qui non si tratta di ritrovare soltanto un Dante templare, ma di riconoscere gli occulti legami di tutto questo movimento con i Templari, la calda, nobilissima, appassionata apologia che fa dei Templari Giovanni Boccaccio nel IX libro (i libri sono - per caso - nove): Dei casi degli uomini illustri.
      Dopo aver esaltato la purezza e la nobiltà e la povertà originaria dei Templari e accennato come di volo a qualche corruzione introdottasi in essi con la ricchezza, dopo aver attribuito alla sola avarizia di Filippo il suo odio contro i Templari e avere ricordato il consentimento di Clemente V al delitto di Filippo il Bello, egli narra l'ingiustizia dei tormenti e la salda costanza con la quale i Templari negarono ogni delitto anche avanti alle fiamme, anche nelle fiamme «né altro dicevano eccetto che erano veri cristiani e che la loro religione era stata ed era santissima.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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