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      Orbene, se questo racconto si mette insieme a tutto il resto che già sappiamo, il sapore di esso diviene molto interessante. Si noti che non si parla di accuse per il lubrico Decamerone, che non gli si dice di non far più letteratura più o meno pornografica, ma di lasciare la poesia. Non c'era dunque qualcuno che aveva conosciuto o subodorato il contenuto della poesia e che, pur evitando quei maxima scandala che sarebbero venuti da uno spaventoso processo inquisitoriale impostato contro tanti uomini illustri e in materia così poco dimostrabile, volle richiamare con una buona paura all'ovile il Boccaccio, pecora nera che scriveva poesie a doppio senso e, indirettamente per mezzo suo, anche il Petrarca?
      L'ipotesi è più che verosimile e questo episodio confermerebbe quanto abbiamo detto sopra a proposito della Chiesa, che anche quando seppe o indovinò qualche cosa, agì con profondissimo tatto e con una cautela che ebbe per lei ottimi frutti.
      6. Il Petrarca e il dissolversi della tradizione dei «Fedeli d'Amore»
      Anche qui sarà bene che io ripeta che non ho affatto approfondito l'argomento e che esprimo semplicemente qualche impressione, che mi riserbo liberamente di ricorreggere, se sarà il caso, dopo studi più profondi. La lirica del Petrarca appare di regola svincolata dal convenzionalismo del dolce stil novo anche più di quella del Boccaccio, tuttavia non si deve dimenticare:
      1. Che lo spirito del Petrarca, quale ci appare specialmente nelle Epistolae sine titulo e in alcune delle poesie italiane, assume verso la Chiesa corrotta atteggiamenti d'inaudita violenza.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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