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      Ma è certo pure che, volontariamente o no, nella sua lirica l'elemento arte, l'elemento passione, tendeva ormai a prendere il soppravvento, manifestandosi col prevalere, sulle formule tradizionali, d'espressioni immediate e dirette. La bella veste dell'arte che il misticismo aveva intessuto a se stesso cominciava a soffocare il misticismo.
      Era l'alba del Rinascimento.
      Come i simboli sacri delle cattedrali diventavano fregi di pura arte, come le figure dipinte abbandonavano il tipo fisso e mistico del Cristo, della Vergine, dei Santi e scendevano a raffigurare anche questo o quell'uomo vivo, così le parole d'amore a significato mistico ridiventavano vere parole d'amore pronunziate nella passionalità vera verso la donna, mentre il movimento spirituale che le aveva adoperate come schermo si andava attenuando e soprattutto separando nei suoi elementi.
      Quegli elementi erano stati fondamentalmente tre.
      La volontà cristiana di rinnovare la Chiesa.
      La tradizione gnostica e neoplatonica.
      L'arte poetica.
      Ebbene, la volontà cristiana di rinnovare la Chiesa si avviava a diventare aperta ribellione nella Riforma o cauta e saggia legislazione nella Controriforma.
      La tradizione gnostica e neoplatonica s'immetteva in una corrente di più autentico platonismo (il Medioevo più che platonico era stato neoplatonico), sorto dalla conoscenza diretta delle opere di Platone(627), e si separava di fatto sempre più dallo spirito religioso cristiano. Ne sorgeva un'immensa fioritura di opere platoniche, mistiche e simboliche, ove si ritrovavano ancora tante risonanze del vecchio misticismo, per esempio quel Sogno di Polifilo ove la misteriosa Polia fa rinascere a «vita nuova» il suo amante morto per lei d'amore in un tempio; ma tutto questo simbolismo non sembra più animato da quella religiosità viva e da quella speranza ardente che animava la parola dei «Fedeli d'Amore».


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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