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      Parte seconda
     
      Discussione e note aggiunteIl cammino di un'idea
     
      La tesi dell'esistenza di un linguaggio segreto convenzionale di carattere mistico-iniziatico che si sarebbe infiltrato nella poesia d'amore italiana del Duecento e del Trecento dandole un significato completamente diverso da quello apparente (tesi che la nostra tradizione scolastica aveva finora ignorata o derisa senza mai discuterla), è posta dunque nuovamente con formule più precise, con argomentazioni più solide e ben più ricca documentazione.
      Il mio libro Il linguaggio segreto di Dante e dei «Fedeli d'Amore»(634) ha avuto accoglienza assai diversa da quella che ebbero quasi un secolo fa i libri di Gabriele Rossetti nei quali quella tesi fu posta per la prima volta. Delle sue opere, la principale fu semplicemente bruciata(635); le altre furono sepolte sotto molti insulti e molte ironie mescolate a qualche pretesa confutazione, condotta con assai più alterigia che onestà e serietà di metodo. Il mio libro ha raccolto consensi molto più pronti e numerosi di quanto non potessi attendermi. Qualche atteggiamento di altezzosa e superficiale avversione naturalmente non è mancato; ma (specie se si pensi alla quantità d'interessi costituiti e di idee fatte che il mio libro viene a minacciare), si deve riconoscere che sono state eccezioni. Quel che più importa però è che si è avuto finalmente qualche tentativo di opporre alla nostra tesi argomentazioni serie nella forma se pure, come vedremo, non eccessivamente solide nel contenuto: e a queste intendo rispondere.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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