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      Esaminerò punto per punto gli argomenti fondamentali della sua critica, la quale del resto tende non proprio a negare la mia tesi, ma a limitarne l'applicazione(636).
      Le obiezioni di Giulio Bertoni
      Poesie belle e quindi non simboliche. Egli scrive: «Il pericolo che corre il Valli, con l'estendere la sua teoria oltre i limiti, entro i quali va circoscritta, è proprio quello di recidere il fiore della poesia nei verzieri dello stil nuovo. Il pericolo è di non iscorgere più, velate nell'opaca nebbiosità di un simbolismo esteso a tutta la nostra prima lirica, le immagini splendenti di quest'antica poesia. Il pericolo è infine, di non distinguere più il sentimento dal raziocinio, il linguaggio dell'amore da quello della scolastica, trasportando per forza l'uno nella sede dell'altra».
      Rispondo. Nego risolutamente che il fiore della poesia, quando esiste e dove esiste possa essere in qualunque modo reciso. Che cosa significa questo «recidere il fiore della poesia»? Quando il poeta, qualunque sia il suo pensiero recondito, simbolico, convenzionale, è riuscito a creare un fantasma artistico che abbia veramente qualche valore di commozione, quando è riuscito a fare della poesia non c'è nessun esame del sottosuolo simbolico o iniziatico che possa distruggerla. In realtà questo allarme: «Si vuol distruggere la poesia», che è stato gettato contro di me rivelerebbe un'assai scarsa fiducia nella poesia stessa, ma esso esprime a dir vero una ben modesta cosa, cioè quel tanto di fastidio che si genera in coloro che sono abituati a vedere nelle poche poesie belle dei «Fedeli d'Amore» soltanto le immagini ben riuscite e a cullarsi nei versi armoniosi, quando d'un tratto si mostra loro tutto un mondo di altri pensieri che si agita sotto a quelle stesse immagini e si disturba una loro consuetudine piccola e cara.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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