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      Diremo, per restare in un metodo scientifico e serio, che questi poeti hanno adoperato immagini prese dall'amore vero e che qualche volta son riusciti a condurre anche tutta una poesia sulla logica di queste immagini, senza che il significato esteriore si strappasse, ma questo fatto non autorizza minimamente a ritenere che in questi casi la loro intenzione fosse veramente d'esprimere soltanto l'amore per la donna.
      Quanto alla poesia ho detto e ripeto che se qualcuno sta facendo il florilegio della poesia pura, io non lo obbligo a distrarsi per guardare con me alle profondità simboliche e convenzionali di tutti questi versi, ma non intendo affatto che la mia indagine possa essere arrestata solo perché i contemplatori della poesia si dichiarano disturbati, e da questo loro disturbo deducono... un fatto storico, e cioè che sotto a quella poesia non ci può essere altro che poesia. Sarebbe come se qualcuno volesse negare che in un dato luogo c'è, a una certa profondità, un antico monumento sepolto, dando come prova che alla superficie c'è un giardino che gli piace tanto!
      E non basta. Il Bertoni mi dichiara che al furore della mia indagine simbolistica e della mia ipotesi del gergo convenzionale «bisogna sottrarre quelle poesie, in cui risplende la vera e propria poesia, a ragion d'esempio le liriche di Giacomino Pugliese, alcune poesie di Rinaldo d'Aquino, il contrasto di Cielo e molti componimenti dei due "Guido" e di Dante e di Cino».
      Ma si può porre in maniera più arbitraria una tesi riguardante un fatto storico?


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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