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      E non è stato chiaramente dimostrato che Beatrice nella Divina Commedia è appunto quest'Intelligenza attiva ripristinata come Divina Sapienza dopo la redenzione? E non è stato dimostrato dal Perez in quel suo bronzeo volume La Beatrice svelata, che Beatrice è l'Intelligenza attiva anche nella Vita Nuova, verità che dovette essere quasi riconosciuta perfino dal D'Ancona che si limitava a opporre soltanto che questo simbolo si appoggiava però a qualche cosa di reale? (Vd. p. 323) [XI, 1].
      Non giova dire avanti a tutto questo: «Non c'è bisogno di ricorrere all'intelligenza attiva». Non siamo noi che ricorriamo a lei, è lei che si fa avanti svelandosi persino col suo chiaro nome! No, bisogna avere semplicemente la voglia e il coraggio di tirare una somma da tutti questi fatti. Ma appena tirata questa semplice somma troppe ricostruzioni fantastiche e troppe rattoppature del senso letterale faticosamente messe insieme nella scuola per molti decenni, dovrebbero essere abbandonate o rivedute, ed è proprio per questo, io credo, che si esita a tirare quella somma!
      I precedenti nelle letterature straniere. Mi dice ancora il Bertoni: «Chi ci autorizzerebbe, a prescindere nello studio della nostra poesia del Duecento, dai veri antecedenti provenzali o francesi? Mentre da essi non possiamo neppure staccarci del tutto, quando con lo stil nuovo si entra nella lucida atmosfera della poesia veramente italiana? O dovremo noi collegare la «setta italiana» ad altre «sette» provenzali o francesi? Sarebbe un'opinione insostenibile».


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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