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      La Spes contemplationis naturalmente arriverà in cielo come Contemplazione ed è appunto la necessità di drammatizzare questo processo mistico risaputissimo, quello che fa apparire come un difetto del cielo quello di non possedere la speranza. Ma io capisco perfettamente che un critico che arrivi per la prima volta a contatto con queste dottrine mistiche e che pare ignorasse anche i ricollegamenti già fatti da un secolo tra esse e la poesia d'amore, ci si ritrovi male e preferisca rifugiarsi tra le impasticciatissime, sì, ma tranquille soluzioni che da parecchi decenni ammannisce la scuola.
      La duplice donna delle «pietrose». Devo una spiegazione al Vicinelli riguardo alle canzoni pietrose. La mia espressione secondo la quale in esse si parla di due donne diverse, l'una odiata, la Chiesa corrotta e l'altra adorata, la Sapienza santa, che la Chiesa contiene e che i «Fedeli d'Amore» amano, sarà meglio intesa se dirò che l'amore-odio di Dante per l'oggetto delle sue canzoni, amore-odio che prende la forma artificiosa di un amore sadico è precisamente un artificio per esprimere la posizione che ha Dante verso i due aspetti della Chiesa. La Chiesa contiene in sé la mirabile Sapienza adorata, ma è di fuori «scherana micidiale e latra», corruzione, pietrificazione della verità santa. Dante per esprimere il suo amore per la verità santa contenuta nella Chiesa (e che si può chiamare Beatrice), il suo odio per la corruzione esteriore di quella dottrina (e che si può chiamare la «meretrice» che ha usurpato il carro - Purg., XXXII), ha escogitato questa «novità... che non fu mai pensata in alcun tempo», di fingere un amore sadico, che odia la pietra corrotta e malvagia che lo perseguita e ama la verità santa che è sotto quella pietra, una malvagia, pure amata, alla quale vorrebbe strappar le chiome per poi renderle «con amor pace», e che raffigura altrove come donna ancora viva sotto una pietra sepolcrale «dello colore suo tutta distorta» e che è diventata nera mentre prima era bianca.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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