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      Un'altra delle assurdità clamorose del senso letterale di quel libello cabalistico!
      Nascondersi al volgo e nascondersi all'Inquisizione. È per me profondamente ingenuo il richiamo che fa il Vicinelli a quelle frasi del Boccaccio nelle quali questi afferma che «costume generale è di tutte le cose meritamente d'aver care, il discreto uomo non tenerle in piazza, ma a pochi e rade volte mostrarle; e questo fa acciocché il troppo farne copia non faccia quelle divenir più vili», per concludere che tutta l'oscurità di questa letteratura si riduce a quel disdegno e quasi a quella difesa che la classe dei chierici ama aver contro i laici.
      Ma vuole il Vicinelli che non sappiamo che questa spiegazione (vogliamo difenderci contro il volgo) è quella che hanno dato ufficialmente gli stessi «Fedeli d'Amore», i quali sentivano di dover spiegare in qualche modo quelle oscurità e incomprensibilità che soltanto qualche filologo moderno non vede e non vuol vedere? Ma si accorge o no il Vicinelli delle innumerevoli poesie fatte di pettegolezzo, di odio, di contrasti violenti, di allusioni a eventi contemporanei che s'intramezzano con le poesie oscure perché dottrinali e che non possono esser ridotte in nessun modo a dottrina oscura? Provi a ridurre a dottrina oscura la poesia di Cino da Pistoia «Perché voi state forse ancor pensivo» e tante altre simili. E perché sarebbero stati così sciocchi tutti costoro da rendere incomprensibili poesie dirette a delle donne, fatte per commuover delle donne? Tutto questo complesso d'assurdi crede egli che si possa ridurre davvero alla difesa contro i laici?


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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