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      La voluta cecità del Sapegno arriva ad affermare persino che nelle parole della canzone «Doglia mi reca ne lo core ardire»:
      rado sotto bendaparola oscura giugne ad intelletto,
      non c'è dichiarazione di sensi velati e riposti e afferma che si tratta semplicemente di allusione al velame dell'allegoria. Non si accorge naturalmente che le strofe sotto benda alle quali Dante allude, chiarissime nel senso letterale, per quanto profondamente assurde, non sono state mai chiarite allegoricamente, e si chiariscono subito quando alla parola «donne» si dia il solito significato di «adepti». Senso apparente e insipidissimo della canzone: le donne dovrebbero nascondere la loro bellezza perché gli uomini non hanno virtù. Senso vero e profondo: gli adepti che possiedono la sapienza faranno bene a nasconderla e a non propagarla agli uomini perché essa vale soltanto per congiungersi con la giustizia e gli uomini ora giustizia non hanno.
      Quanto alla canzone Amor da che convien, sia ringraziato Iddio che perfino al Sapegno «par di sentirvi un significato simbolico». Lo sdoppiamento della donna che appare chiaro per me nello sdoppiamento del sentimento d'amore e d'odio, e che corrisponde nettamente allo sdoppiamento che si ha nelle canzoni Petrose, dà luogo naturalmente a sforzature del poeta che il Sapegno deride come se fossero mie, mentre col solito artificio tace tutte le limpidissime chiarificazioni che si ottengono con la mia ipotesi.
      La soppressione delle oscurità nella Vita Nuova. A proposito della Vita Nuova, uguali silenzi sulle chiarificazioni incontestabili e uguale sofisticare sulle interpretazioni che restano, anche per mia dichiarazione, necessariamente dubbie.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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