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      1. Poesie limpide che hanno perfetta chiarezza e che di per sé non farebbero sorgere nel lettore nessun dubbio sul loro contenuto d'amore.
      2. Poesie torbide nelle quali cioè la limpidezza del pensiero è offuscata dall'intromettersi di formule stereotipate o estranee, di allusioni più o meno oscure, che comunque dànno al lettore un senso d'insoddisfazione quando egli si chiede la ragione vera del loro sorgere e il loro vero contenuto spirituale.
      3. Poesie complicate e difficili nelle quali l'amore si mescola chiaramente con altre idealità e che dànno luogo a complicatissime e contraddittorie interpretazioni.
      4. Poesie con allegorie nascoste e con evidenti allusioni a un amore che è cosa diversissima dall'amore, e che è diretto verso una forma di Sapienza (il Fiore, L'Acerba, la Divina Commedia, I Documenti d'Amore, ecc.).
      5. Poesie evidentemente e irrimediabilmente in gergo (qualcuna di Cino, passi de I Documenti d'Amore, ecc.).
      La scuola tradizionale che naturalmente muoveva da un interesse letterario, ha preso per base quelle poesie limpide che sono (lo affermo di nuovo chiaramente contro chiunque) pochissime, perché l'enorme maggioranza delle poesie appartiene alla classe delle torbide o delle complicate. Quando, passando dalle limpide alle torbide o alle complicate la scuola tradizionale cerca affannosamente di giustificarle, di rabberciarle, di rappezzarle, di ridurle a limpidezza, non sente, per ragioni d'abitudine, che questo suo enorme sforzo rivela esso stesso la presenza di qualche cosa di vasto, d'oscuro e d'inafferrato che sta al fondo di tutta questa poesia, e soprattutto non s'accorge che il suo sforzo di chiarificazione così lungo e che ha avuto così poco successo da darci ancora tante e tante interpretazioni, per esempio, del vero senso della parola «Amore», crolla, deve crollare poi irrimediabilmente avanti al fatto che a un certo punto, passando dalle limpide alle sempre più complicate, si fanno avanti le poesie in gergo, addirittura in gergo, ed esse testimoniano nel modo più clamoroso l'esistenza non solo d'una volontà di non farsi intendere ma d'una convenzione artificiosa, testimoniano il sottosuolo iniziatico al quale, diciamolo francamente, per decenni e decenni la scuola tradizionale non ha mai voluto pensare, e che è d'altra parte rivelato dall'allusione per esempio ai «saggi e coverti» che intendono le poesie(638).


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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