Pagina (776/879)

   

pagina


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

     
      Egli scrive: «Occorre esser proprio sinceri. Per quanto possa costar caro al nostro amor proprio; per quanto dolore possiamo provare nel convenire che i nostri maestri, sia pure indimenticabilmente diletti, poca luce han saputo darci finora, che diradasse la nebbia oscura di quell'oscurissima selva; confessiamo la verità: nel Canzoniere di Dante e di quelli del tempo suo ci siamo trovati, chi più e chi meno, disorientati, come in una terra straniera, dove si parlasse la lingua nostra, ma con intendimenti non nostri.
      «E badiamo: finché ci siamo limitati a leggere quel tanto che ne imbandiscono le antologie, alla meglio o alla peggio qualche cosa ci è sembrato afferrare, ma quando abbiamo cercato di determinare il valore e il significato di tutta la complessa e varia opera di quelli scrittori?»
      Testimonianza molto importante, ripeto, perché nelle nostre scuole non s'ignorano certamente tutte quelle spiegazioni della donna che si angelicò, della filosofia che s'infiltrò, ecc., ma tutti ne sentono l'assoluta insufficienza.
      Ferdinando Pasini è tornato più volte sull'argomento specie nel suo articolo Dantologia rivoluzionaria («Corriere di Milano», 17 gennaio 1928). Il suo consenso, espresso con tanta franchezza e con tanta competenza, mi è particolarmente prezioso. Mi piace soprattutto vedere che un uomo del suo ingegno riconosce che l'esperimento decisivo della mia tesi è l'interpretazione della famosa canzone di Guido Cavalcanti «Donna mi prega», «rompicapo», come egli dice, «trasmesso di secolo in secolo senza mai trovare il suo Edipo e che ora finalmente l'ha trovato».


Pagina_Precedente  Pagina_Successiva  Indice  Copertina 

   

Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





Canzoniere Dante Pasini Dantologia Milano Guido Cavalcanti Edipo