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      Uno dei simboli iniziatici più antichi (originato forse dagli stessi misteri di Persefone), pienamente in vita anche nelle sette segrete dei giorni nostri è il melograno, frutto duro di fuori che nasconde e contende i suoi grani succosi.
      Ebbene, tutti sanno che quando fu scoperto il famoso ritratto giottesco di Dante nel Palazzo del Podestà di Firenze, si trovò che egli aveva in mano tre melograni, frutto che nell'opera di Dante non appare, che io ricordi, mai.
      Un altro poemetto erotico-iniziatico. E richiamo l'attenzione degli studiosi anche sopra un poemetto pochissimo conosciuto: La fabula del Pistello de l'Agliata (pubblicato da C. Arlia nella dispensa CLXI della «Scelta di curiosità letterarie» del Romagnoli, Bologna 1878). Si tratta di un'opera tarda rispetto al periodo del quale mi sono specialmente occupato, ma poiché il suo carattere di poesia iniziatica sotto la veste di romanzo d'amore è evidentissimo, serve a far vedere ancora una volta come il metodo che noi vogliamo illustrare sia indubbiamente esistito nella nostra letteratura. Esporrò semplicemente la trama del poemetto intercalando le spiegazioni del simbolo che sono, d'altra parte, evidentissime.
      Nella prima pagina il manoscritto porta la figura di una sibilla che con un piede tiene chiuso un libro (il libro del significato ermetico) mentre con la mano ne mostra aperto un altro (quello del significato apparente). L'autore comincia con la sua «fabula» così:
      Io non posso narrar la mia sciagura,
      ché son per gioco alla fortuna dato:


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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