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      La nona figura ha dunque un carattere sacro e non è certo azzardato il pensare che significasse il nome vero di Dio per gl'iniziati «Fedeli d'Amore».
      Ebbene, Francesco da Barberino nel suo Tractatus amoris disegnato sotto la sua direzione, ha trovato una maniera graziosa e ingegnosissima per raffigurarsi come adoratore della nona figura, ma in modo che la cosa sfuggisse ai profani e fosse chiara agl'iniziati. Si consideri questa figurina che adorna l'iniziale della canzone programmatica «Io non descrivo in altra guisa amore» e che spiega tutta la sua famosa figurazione d'Amore (I Documenti d'Amore, vol. III, p. 409).
     
     
      Il cartiglio sopra alla figura dice «Franciscus» e Franciscus, cioè l'autore, si raffigura in ginocchio mentre indica con la mano qualche cosa in alto che egli evidentemente adora. Ebbene questo qualche cosa in alto dentro il quadratino della figura non c'è, ma sta fuori della figura, proprio là ove indica la mano dell'adorante ed è il grande I iniziale avanti al quale quindi Franciscus sta in ginocchio.
      Vogliamo capire?
      Francesco da Barberino, nell'atto in cui descrive la sua figura dell'Amore, che deve rivelare l'essenza di esso, si disegna dissimulatamente quale devoto adoratore di quella «nona figura» che anche Dante venerava, che era per Dante il più antico nome di Dio, ignoto agli uomini, e che era probabilmente il nome che i «Fedeli d'Amore» davano a Dio rispondendo con feroci insulti a chi si faceva beffe di questa loro formula.
      Indice dei nomiA
     
      Abu Said,
      Adonhir,


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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