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      Dunque la «nuova usanza» costringeva a piangere e a stare coperti coloro che erano «voce nel deserto», evidentemente i «Fedeli» della santa idea, e nello stesso tempo svariava gli amici de «la beltà che per dolor si chiude» e della quale Cino domanda notizie fingendo che sia una donna. Nuova prova che questa beltà, questa donna costretta a piangere e a nascondersi era proprio la setta di coloro che erano «voce nel deserto». Nuova prova d'identità della setta e della donna.
      (552) Si vedano i versi de L'Acerba:
      Non veggio el Conte che, per ira ed asto (astio)
      ten forte l'arcivescovo Rugero (Libro. IV, C, XIII).
      (553) Si ricordi che il Guinizelli per giustificare l’oscurità della poesia dice che non tutti gli uccelli (adepti) hanno lo stesso ardire (vd. Cap. VII, 3)
      (554) Fedeli = uccelli.
      (555) Vd. cap. VII, 3.
      (556) La Chiesa.
      (557) La setta.
      (558) A proposito di questa donna che fa sparire l'ombra si ricordi la famosa vedova di Francesco da Barberino, che fece altrettanto quando si spensero stranamente le faci (vd. cap. IX, 2).
      (559) Si rilegga dopo queste parole il bel sonetto di Cecco d'Ascoli:
      Io non so ch'io mi dica s'io non taccio.
      Cieco non sono e cieco convien fàrme
      ....................................
      Ahimè sì m'ha condotto il negro manto.
      ....................................
      (560) Si osservi come è adatta la parola «scherana» se si tratti della persecuzione dei Templari nella quale la Chiesa di Clemente V fece veramente da «scherana» a Filippo il Bello!
      (561) Purg., XVI, vv. 121 e sgg.


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Il linguaggio segreto di Dante e dei Fedeli d'Amore
di Luigi Valli
pagine 879

   





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