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      Trovai un meschino alloggio in una casa equivoca. Dopo tre giorni dal mio arrivo, il mio concittadino, che lavorava da capo cuoco in un club alla 86a Strada West in riva all'Hudson, mi porṭ con lui al lavoro in qualità di sguattero; vi rimasi tre mesi.
      L'orario era lungo; in soffitta, dove si dormiva, il caldo era soffocante e i parassiti non lasciavano chiudere occhio quant'era lunga la notte. Decisi di dormire sotto gli alberi.
      Lasciato quel posto, trovai la stessa occupazione al ristorante Mauquin.
      La pantry era orribile. Nessuna finestra; se si spegneva la luce elettrica bisognava fermarsi, o muoversi a tastoni, brancicando nel buio per non urtarsi l'un l'altro o inciampare negli oggetti. Il vapore dell'acqua bollente che saliva dalle vasche ove si lavavano le terraglie, casseruole e argenteria, formava grosse gocce di acqua attaccate al soffitto dal quale cadevano ad una ad una sulle teste madide di sudore. Nelle ore di lavoro il caldo era orribile. I rifiuti delle mense, ammassati in appositi barili, emanavano esalazioni intossicanti. I sinks non avevano tubi di conduttura, e l'acqua cadeva sul pavimento scivolando verso il centro ove si apriva un buco di conduttura. Ogni sera quel buco si otturava, e l'acqua saliva fin sopra gli appositi telai di legno posti sul pavimento per salvaguardarci dall'umidità. Allora si pattinava nel brago.
      Si lavorava un giorno dodici e uno quattordici ore; ogni due domeniche si avevano cinque ore di uscita. Vitto fradicio (per la canaglia), cinque o sei scudi settimanali di paga.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





Strada West Hudson Mauquin