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      Di piú, l'intenzione di prender moglie non è mai balenata nel mio cervello, non ho mai avuto l'amante, e se amore mi ha colpito è stato un amore impossibile, che dovetti soffocare in seno. Dunque anche questa intenzione, che spinge molti a rimpatriare, manca in me. Tutte queste cose le dissi anche alla zia Maddalena, in risposta a una sua dalla quale traspariva l'affetto che nutre per me. Ho scritto alle cugine dopo la dolorosa notizia della morte della zia Francesca ma non ho ancora ricevuto risposta. Pregoti di avvisarle. Oltre a tutte le ragioni su esposte ora v'è anche la guerra che mi tiene esule. Dici che questa guerra è giusta e che, siccome la ragione fa la forza, speri nella vittoria.
      Ed è sulla guerra che mi voglio soffermare un pochino, come sulle tue parole. La ragione fa la forza? Io non ci credo, come non ci crede nessuno di coloro che hanno occhi per vedere, orecchi per sentire, mente per pensare. La ragione o il credere di averla può dare, è vero, all'individuo o a un popolo lo slancio e la forza di compiere grandi cose, o di morire eroicamente. Nulla piú. Che ragioni aveva l'Italia di andare in Africa, fra gente diversa, di diversa lingua, religione, costumi, e ostile a noi e alla nostra civiltà per giunta? Nessuna, se si scarta la vanità del re, aspirante alla corona imperiale, la fortuna del Banco di Roma che ha laggiú impiegate somme ingenti e sperava che sotto il governo italiano queste rendessero di piú, nonché l'ardente desiderio di diversi decaduti e impoveriti, che speravano di rifar la fortuna calando quali luride civette a dissanguare in ogni modo possibile quel povero popolo vinto e sottomesso.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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