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      Che da buon cristiano aspetti, come l'altra volta, la vigilia del Natale per rallegrarmelo col suo diniego? Chissà!?
      I Brini mi fanno sapere di avere ricevuto dall'Italia una lettera del signor Bellondi. Forse a quest'ora egli è già stato da voi.
      E ora fo punto. Sappi che sto bene e aspetto una lunga lettera da te.
      A te, al babbo, a Ettore e Cenzina, tanti baci e saluti. Tuo fratelloBartolomeo
     
      Carissima sorella,
      il Natale si avvicina. Ai prigionieri venne concesso - come tutti gli anni - la lettera d'occasione.
      Storia o leggenda, non importa - la festività della nascita di Gesú, fatto prima crocifisso poi Dio, il carattere famigliare, intimo e profondamente umano di questa ricorrenza tocca il cuore di ogni uomo.
      Le piccole, naturali famiglie della grande famiglia umana si raccolgono attorno al focolare avito.
      Col cuore, almeno, e col pensiero. Dalle trincee insanguinate; dalle navi sparse ne l'oceano, dalle prigioni silenti; dalle lontane contrade in cui la cecità e l'ingiustizia umana spinse i diseredati ad emigrare, vola il pensiero alla nativa valle, ai cari, al focolare. Questo è il mio secondo Natale di confinamento. Esso non mi trova indebolito né nel corpo né nello spirito. La nostra causa promette bene. Nuovi testi in nostro favore sono stati trovati.
      I miei poveri scritti incontrano simpatie e approvazioni. In verità ti dico che ad onta dei 13 lunghi anni vissuti in questa terra, era necessaria questa sventura per rivelarmi ciò che in tanta lunga osservazione non avevo visto ancora.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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