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      Vedi, io sono un ribelle e taglierei la coda a questo mondaccio vile e abietto. Ma con animo lieto. Amo la libertà, ma so resistere anche fra il ferro. Del resto, sono sinceramente convinto che le cose finiranno bene; che il peggio è già sorpassato. Ci vorrà del tempo, ma vinceremo. Il giudice non si è ancora pronunciato. Perché non può dire: No. L'avvocato mi disse: Furono commessi tanti errori, che il processo lo devono fare per forza. Se non il giudice la Corte suprema. In tal caso si dovrà aspettare... forse dei mesi, al massimo un anno. Io conto nella peggiore delle ipotesi, che dopo tutto non è poi il diavolo. La gente è sempre piú in nostro favore. I compagni non mi abbandoneranno mai. L'agitazione ha ripreso impeto e i tempi... cambiano. Non ci occorre che forza, coraggio e virtú.
      Intanto io godo ottima salute. Leggo, lavoro e scrivo continuamente. I compagni mi vogliono a collaboratore... insomma, sto bene, sono sano, attivo, non piagnone e molto, molto amato. Nella sua recente visita, la mia amica americana mi disse di non avervi scritto ancora. Fu indisposta per qualche tempo, e all'ospedale per una settimana. Antecedentemente la sua mamma fu gravemente ammalata, poi si ammalò il suo babbo. Essa è una dotta scrittrice e un'abile artista, e aveva dei lavori letterari da portare a termine. Tutto questo lavoro la sfibrò e a sua volta cadde ammalata. Ora migliora rapidamente e io le dissi di non preoccuparsi a scrivere, ma che si riposasse. Salvo casi impreveduti, nel mese di maggio salperà per l'Europa e mi disse che se le sarà possibile verrà a trovarvi in compagnia della sua amica Miss Peabody; il suo nome è Virginia A. Mac Mechan.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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