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      Gli ignari (beati loro) credono che un prigioniero non abbia occupazione e lavoro. Io invece sono sempre occupato. In prigione lavoravo otto ore al giorno; andavo a scuola tre sere la settimana, leggevo libri e giornali; ricevevo e tenevo una discreta corrispondenza.
      Qui non si lavora - stiamo per circa tre ore al giorno - parte al mattino e parte al pomeriggio - nel cortile; si gioca, si conversa e si passeggia. Passo le altre ore del giorno leggendo, cantando, o scrivendo.
      La prigione si trova in una bassa località, accanto a un deposito ferroviario, nel mezzo di un centro industriale, ed è stata costruita da molto tempo; perciò lascia, igienicamente parlando, molto a desiderare.
      Questo sanatorio è invece situato in una aperta valle, circondato da foreste e da boscosi colli. L'aria è pura e libera e il sole ha buon gioco qui, essendo la costruzione molto ariosa. Oltre a ciò, la vista della campagna rallegra e abbiamo della buonissima acqua sorgiva. Dato che qui le visite - come regola - sono date quotidianamente dacché sono qui ho riveduti molti amici che non vedevo da anni. Ho visto piú volte Francesco Caldera, sua moglie Paolina e i loro due figli, come ho visto Felice Milone e la sua bambina e Luigi Milone e sua moglie. Molti amici di Plymouth mi vennero a vedere: tutti mi portarono della frutta, dei sigari e dei cibi. Quelli del Comitato di difesa vengono non meno di tre volte al mese. Amici lontani mi scrivono sovente, alcuni chiedendomi ciò che necessito, o mandandomi libri, giornali e riviste, o soldi.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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