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      Bartolomeo
     
      17 giugno 1925
      Mia carissima Luigina,
      ho ricevuto, ier l'altro, due tue lettere: la prima datata 30-5-1925, e la seconda 14-6-1925. Desideravo vostre notizie e fui lieto di leggere le due lettere.
      Ho pure ricevuto ieri una lettera dallo zio e dalla zia Ballatore. Sono veramente addolorato per la perdita del dott. Francia che io ricordo sempre con stima e con affetto.
      Sicché Ettore è soldato?... In quale arma e dove? Spero che non sparerà mai sul popolo.
      Io non mi posso spiegare che per accenni - che tu interpreti sempre in senso diverso da quello che io tento di dargli.
      Non era alle mie idee né alla mia lotta che io volevo alludere - era alle contingenze, particolarità, alla natura del caso e della situazione in cui mi trovo, la quale mi costringe a molte cose di cui vorrei preavvisarti e parlartene. Ma mi è impossibile di farlo. Il nostro avvocato non può fare letteralmente nulla. Nulla esiste che possa costringere, comandare una revisione del processo. Noi siamo in balia dell'arbitrio dei can grossi - nostri nemici - che possono disporre di noi a loro capriccio. L'avvocato nostro può usare la sua abilità e la nostra ragione - che non valgono una cicca ciccata - perché con un «No», sempre possibile, la corte li manda a strafalcioni se vuole.
      Ciò che conta è l'influenza sociale del nostro difensore, quella di molti nostri amici e, sopra tutto, le passate agitazioni proletarie.
      Ora ti dico che io sono irremovibilmente deciso a prendere nelle mie mani la legge, a fare giustizia da me stesso.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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