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      Avrei piacere anch'io che l'amico di Francesco, il signor Gallo di Busca, andasse a trovarvi.
      Però, vedi, a capire la nostra causa ci vorrebbe un giureconsulto che fosse anche sociologo o psicologista - ci vorrebbe, insomma, un filosofo di calibro 48. Comunque, la visita di Gallo vi sarebbe certo gradita.
      Neppure io capirei la mia causa se essa non fosse capitata a me, ma a un altro.
      Però da che lo desideri posso in poche parole darti una idea chiara della situazione nostra attuale.
      Nel 1921 siamo stati processati e trovati colpevoli di omicidio in primo grado, che comporta la pena di morte.
      La sentenza non fu ancora pronunciata perché le pratiche legali procrastinarono il caso fino al presente. Queste pratiche legali consistettero in un appello al giudice presidente il processo, per la revisione di esso processo.
      Si discusse l'appello, e le prove su cui si basava, in due sessioni: la prima nello stesso 1921; la seconda nel 1923. Come sai, il giudice respinse l'appello.
      Allora la difesa si appellò alla Corte suprema dello Stato del Massachusetts.
      Però un nuovo avvocato prese la causa.
      Il caso è ora davanti alla Corte suprema dello Stato; gli incartamenti furono presentati qualche mese fa; e per un recente procrastinamento esso sarà discusso l'11 gennaio 1926.
      La corte può rispondere entro pochi mesi, non al di là di un anno. Probabilmente si pronuncerà verso l'estate del 1926. Se ci rifiutasse l'appello, l'avvocato ricorrerebbe prima al procuratore generale dello Stato, poi in caso di diniego alla Suprema corte federale.


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Non piangete la mia morte
Lettere ai familiari
di Bartolomeo Vanzetti
pagine 234

   





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