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      Questi tali diletti e piaceri da la scultura parlando delle cose corporali; e venendo alle cose mentali, la continua gelosia che regna nello scultore, che la materia non gli manchi, o per difetto suo o per difetto di essa materia, come spesso avviene; e mancando o per l'un conto o per l'altro, lo scultore non può più finire la sua statua, se già qualcheduno, come temerario, non lascia la statua con quello evidente difetto, ovvero vi rappicca un pezzo, come voi avete visto, dove è peccato per troppo avere levato del marmo, che vi apparisce difetto grandissimo, e si vede appresso per le pubbliche statue, che modernamente son fatte, chè si vede che di una un pezzo di memoria(29) manca, e il paragone al lato a essa mostra come debbano essere le ritondità de' capi delle statue, e tutto avviene per avere prima troppo levato del marmo; e non potendo ricorreggere, bisognò fare con manco un quarto di braccio o di capo; e talvolta pensando fare meglio con rappiccare de' pezzi al marmo, hanno vituperato loro, e tolto all'arti la sua proprietà. Or dico del buono scultore, che è sempre in lui una continua gelosia che la materia non manchi; e al pittore questo non avviene, perchè, scancellando il difetto, e rifatto, nullo s'avvede che difetto vi sia; ma lo scultore quando rappicca il marmo, volendosi scusare con rappiccare il marmo o il pezzo, a tutto il mondo s'accusa per istolto, e inetto maestro. Or guardate che difficile e laboriosa proprietà tiene in sè questa professione, senza che dopo questa ne seguita appresso la durezza della materia, donde ne nasce quella lunghezza del tempo, che bisogna a condurre un'opera; perchè sapete che tutte le cose hanno bisogno del loro principio, e poi del mezzo, che da questo ne seguita la fine; che avanti che a essa fine s'arrivi, vi bisogna quella fermezza d'animo, quella assiduità, quella pazienza, tanto che a fine s'arrivi, non altrimenti che fa la natura a poco a poco, che nulla produce di fatto, e tutto fa con tempo, e principio e mezzo e fine; che ben quello statuario, anzi proprio filosofo, ad Alessandro Magno rispose, quando lo domandò che cosa era la scultura, ed egli disse a lui, che altro non era che una seconda natura; e affermando questa sentenza, in pietra si scolpirono tai parole, e in pubblico rimasero, e alli nostri tempi oh quanti pochi di questi statuari si troverebbero, che una minima parte di filosofia in loro regnasse, an


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





Alessandro Magno