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      E per lo più trovo questi archi essere stati dedicati, verbigrazia, alla Vittoria, alla Gloria, alla Felicità, all'Onore, ec., o a qualche virtù, come Pace, Speranza, Fortezza, Iustizia e simili; e certi hanno variato nel modo, ma non nell'effetto dedicando a Dei, Dee, o Eroi, ma intendendo il medesimo; come dedicando un arco ad Ercole hanno inteso per la fortezza, a Giunone per le nozze, e simili cose. E questi modi in tutto non si posson fuggire, e in tutto non li vorrei imitare di tal sorta che e' paresse che questa invenzione fusse copiata.
      Però, accomodandomi alla principale intenzione detta di sopra, io disegnerei di dedicare questo arco a FIORENZA, la quale tutta allegra e contenta stesse nel frontespizio alto della porta, accompagnata come da due sue damigelle, dalla FEDE e dall'AFFEZIONE, dico Fede non per quella che è virtù teologica, ma per quella, che altrimenti si chiama fedeltà, e donde quelli che oggi si chiamano vassalli, si chiamavano anticamente in Toscana Fedeli, per dimostrar la devozione e sincera servitù della città inverso il suo Signore. E nell'epitaffio sotto i suoi piedi fussero parole che esprimessero l'allegrezza e contento della venuta della principessa, e quanta felicità da quella coniunzione ella si prometta; et con tutto cuore e fede la riceva, e se le offerisca devotissima e fedelissima.
      Gli ornamenti poi dell'arco, e che servissero per l'accompagnatura di Fiorenza, perchè mi par che nello spartimento possa capire sei statue, e altrettanti quadri di pitture, io farei (che mi par cosa assai nuova, e, se io non m'inganno, ha ragionevole invenzione) sei proprietà, o chiamiamle come noi vogliamo, virtù o prerogative che pare essere state proprie della città nostra, e parte vi sono fiorite in modo da potersene onorare, sebbene sono ancora state eccellentemente in altri popoli e città. Queste sarebbero in prima le LETTERE et l'ARMI, che sebbene in Atene et in Roma si potrebbono chiamar proprietà, nondimeno sono state anco in pregio in Firenze, e ce ne possiamo meritamente onorare; et insomma non si possono lasciare perchè nell'una entra il governo civile di dentro, l'altra è apertamente fuori: ed i Romani, lodando uno, lo chiamavano buono in casa e fuori, intendendo nel governo pubblico de' magistrati e nella milizia; aggiungendo questo particolare delle LETTERE, che essendo in Europa smarrite, e quasi perdute affatto, cominciarono prima in questa città, e per beneficio de' nostri cittadini a ritrovarsi, e tornare in luce, il che non negano, anzi confessano liberamente li scrittori moderni, onde mediamente ce ne possiamo onorare, anzi, per dir così, gloriare.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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