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      So bene che se fusse stato altri che il sig. Ippolito, non li avrei restituito il danaro, come è il dovere, tanto più che detto quadro è venuto tanto mal concio e maltrattato che non si può dir di più.
      Qua è giunta una gran nuova. Non so mo se sia per aggiugnere male alla povera Italia, che ne dubito, argomentando che senza qualche gran fine e speranza non si sia il Crichi mosso a cose grandi, ec., e, quello ch'è peggio, dicono, che il figliuolo del Duca sta in Francia: però baderemo alle nostre guerre domestiche, non potendo far di meno; nel rimanente, Dio benedetto faccia conforme la sua santa volontà, quello che è per lo meglio, con che faccio a V. S. umil riverenza, baciandole affettuosamente le mani. Napoli, 17 ottobre, 1637.
     
     
      CIX.
      Gio. Lanfranco al sig. Ferrante Carlo.
     
      Il trattenermi tanto a rispondere alla gratissima di V. S. delli 20 novembre darà o avrà dato maggior indizio della morte mia, la qual cosa non vorrei che perciò la credesse, assicurandola ch'io sono vivo, e di più, che non ho avuto tal pensiero. Lo potrei giurare, ma la persona di V. S. so che mi darà fede senza altro giuramento o testimonianza; per servire V. S., ed il tutto per grazia di nostro Signore, che forse farà morire prima quelli che la desiderano a me. Ma lasciamoli stare con questo fastidio di più a' suoi negozi, poichè poco ci nuoce questa lor volontà.
      Ringrazio però V. S. delli buoni avvisi che si compiace darmi, segno dell'affetto suo solito; ma si assicuri che qua non si va a trebbi, nè osterie, nè altro, perchè non s'usa.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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