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      Incassò nelle parti dell'ombra le pietre più oscure di marmo nero, o formando i tratti più vivi, e più ricacciati con lo stucco nero; ed appresso commettendovi le pietre bige per la mezzatinta. Nelle parti del chiaro e del lume, scelti minuti pezzi di marmo più bianco, ve gl'incastrava per formare i lumi e per dar forza e rilievo alle figure. Onde prendo a dire, che Mecarino, se avesse usato il tingere il marmo per fare l'ombre, avrebbe anche saputo schiarirlo per farlo candido, e per dare i lumi nelle parti più eminenti e più esposte al lume. Egli nondimeno non pose in opera nè l'uno nè l'altro, come si vede per esperienza. Nè si poteva così bene ed esquisitamente incassare un pezzo di marmo nell'altro, che non vi apparissero i commettimenti. Non voglio tacere che egli, avanti che facesse l'opera degli spazzi del duomo, fece per modello un quadro di tarsia di legname, dove con eccellenza formò l'istoria della Conversion di san Paolo, con contorni e tratteggiamenti neri, con ombre e mezzetinte di tavole commesse di colore oscuro, come si vede nel duomo. Questo quadro fu veduto da me nelle stanze del Vanni. Ora, siccome ho inteso, si ritrova in casa del sig. conte Fabio Delci.
      Questa è la somma di quanto ho saputo dire in risposta della sua gratissima. V. S. non faccia altro risentimento intorno a queste menzogne, per non dar campo ad essere stimate. Così questi nuovi segreti e queste moderne maraviglie, come prive di fondamento reale, svaniranno; e quello di V. S. rimarrà in piedi stimato in codesta città, dove gli umani ingegni son graditi ed esaltati, e dove il maggior acquisto del valore e del nome prendono il vantaggio del premio e della ricompensa conforme al merito; e la fama loro si dilata verso l'altre parti del mondo, siccome la virtù del capo, a cui corrisponde Roma, si diffonde per le membra, alle quali si confanno l'altre città e le province straniere.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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