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      E prima, sopra il sasso dell'Annunciazione fatto in prospettiva, dico che il primo architetto avrebbe fatto meglio avendo messo il punto della veduta in mezzo, se già non era necessitato per qualche suo effetto fare in contrario. Del parere del secondo architetto, che vuol fare due orizzonti, a me par tempo perduto a parlarne, perchè egli mostra non aver termine alcuno di perspettiva. E per dire quello che mi pare di detta opera, mi piace più il parere di V. S. del quarto disegno, volendo osservare la vera regola di perspettiva, cioè mettere l'orizzonte al luogo suo, o almeno tanto basso che non si vegga il piano, e non pigli tali licenze di far vedere il piano in tanta altezza; cosa falsissima, come che molti l'abbiano usata; ma in pittura si può meglio tollerare che in scultura. E la ragione è che altri si può cuoprire con dire fingere tal pittura essere un quadro dipinto attaccato al muro, come fece l'intendente Baldassarre Petruzzi senese nel tempio della Pace in Roma, il quale finse un telaio di legname essere attaccato a' gangheri di ferro alla muraglia; talchè chi non sa che sia dipinto nel muro lo giudica fatto in tela. Pertanto non si può in scultura fare tale effetto; ma, a mio parere, vorrei mettere l'orizzonte non tanto basso, come per ragione vorrebbe stare, ma alquanto più alto, a fine che l'opera non declinasse tanto, riportandomi alla sua discrezione e buon giudizio.
      Quanto al Tempietto, ovver Battistero, secondo il disegno mandato da V. S., il quale vorrebbe fare quell'architetto con quattro colonne sopra piedestalli, ed in tale larghezza de' vani, io lo reputo per mio parere debolissimo, e non mi piacciono que' suoi pezzi di pietre messe nel fregio, nè accetto per buono il mettervi le chiavi di ferro; perciò che le fabbriche ben intese vogliono reggersi per sè, e non stare attaccate colle stringhe, e massime dove si ha libera elezione di potersi appigliare al meglio.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Primo
di Autori Vari
pagine 422

   





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