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      Così in quel tempo che Raffaello dipingere dovea i Profeti, nel tempo istesso Timoteo dipingesse le Sibille di sua mano ed invenzione, rivedute poi, e da Raffaello ritoccate, sicchè a nome di Raffaello andar potesse tutta l'opera; lo che in Raffaello fu già lodevole costumanza, come leggiamo di tante sue altre opere insigni, nelle quali volle a parte i suoi discepoli, non meno per alleviamento di fatica che per naturale sua lodevolissima, e da pochi imitata, inclinazione, cui inoltre aggiungerei, per indispensabile necessità, conciossiacosachè nel brevissimo giro di pochi anni egli solo al compimento di tante e grandiose opere, senza l'aiuto, non avrebbe potuto giungere; al che punto non osta certamente la memoria di Agostino Chigi, riferita dal Bellori; mentre, siccome tant'altre opere sue si dicono da tutti, e sono di Raffaello, benchè sappiasi che con l'aiuto d'altri le lavorò, così l'opera della Pace si dirà sempre, e sarà di Raffaello, benchè Timoteo gli fosse nel lavoro compagno; ed intanto parlò il Vasari particolarmente di Timoteo in cotal lavoro, in quanto il mondo potesse conoscere e la sua abilità e l'amore di Raffaello verso di lui, ma non mai per contraddirsi in quella maniera che lo vuole il Bellori.
      Prosiegue egli a voler convincere di errore il Vasari, con un argomento cronologico, per rispondere al quale altro non direi, se non che si cancellasse, come affatto cancellare si debbe dall'opera del Bellori, che Timoteo venisse a Roma, quando Raffaello fioriva nella pittura, non avendo mai ciò detto il Vasari nella Vita di Timoteo, da me scorsa diligentemente nel Vasari della stampa del Giunti, che in tre tomi conservo, e sopra di cui ho riscontrati e tutti gli allegati, e quei passi che sarò per allegare; e così ogni sua conseguenza ad altro non è buona che "Per fare uno spaventacchio alle formiche". S'inoltra il Bellori a tacciare il Vasari di male intenzionato e di poco avvertito(228) in parlare di Bramante e Raffaello, per avere egli scritto di loro, che procurassero di divertire il Papa dal proseguimento del suo sepolcro; ed a far dipingere piuttosto la volta della cappella nel palazzo a Michelagnolo il consigliassero, portando il passo del Vasari che è il seguente: "Bramante, amico e parente di Raffaelllo da Urbino, e per questo rispetto poco amico di Michelagnolo, vedendo che il Papa favoriva e ingrandiva l'opere che faceva di scultura, andaron pensando di levargli dall'animo che, tornando Michelagnolo, sua Santità non facesse attendere a finire la sepoltura sua, dicendo che pareva uno affrettarsi la morte, e augurio cattivo il farsi in vita il sepolcro; e lo persuasono a far che nel ritorno di Michelagnolo sua Santità per memoria di Sisto suo zio gli dovesse far dipingere la volta della cappella che egli aveva fatto in Palazzo, e in questo modo pareva a Bramante, e altri emuli di Michelagnolo, di ritrarlo dalla scultura, ove lo vedea perfetto, e metterlo in disperazione, pensando col farlo dipingere, che dovesse fare, per non avere sperimento ne' colori a fresco, opera men lodata, e che dovesse riuscire da meno che Raffaello; e caso pure che e' riuscisse il farlo, il facesse sdegnare per ogni modo col Papa, dove ne avesse a seguire, o nell'un modo o nell'altro, l'intento loro di levarselo dinanzi.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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