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      Sarà lodevole e virtuoso il trasporto, quando, v. g., innamorati d'una bella attitudine, espressa da un valent'uomo, ce ne serviamo vestendone la figura, s'ell'era ignuda, o nudandola, s'ell'era vestita; se quella era a man dritta, noi a man manca la riporremo; se noi ad un lume diverso da quello la dipingeremo, cui ell'era dipinta; in una parola, se noi ci serviremo del pensiero con arte, con studio e con giudizio.
      Sarà poi vile e biasimevole il trasporto, se tal quale riporterassi quell'attitudine, onde immediatamente si riconosca da chi fu ella presa, perchè non si sia nelle riferite forme fatta cangiare di faccia.
      Ora che Raffaello, tanto nella prima, quanto nella seconda delle due divisate maniere, abbia trasportata linea alcuna di Michelagnolo nelle sue opere, non vi è, a mia notizia, alcuno che l'abbia mai detto, ed io pienamente glielo accordo. Ma che per questo? Dunque non ha seguitato in cosa alcuna il Bonarroti? falso falsissimo; poichè senza un tale trasporto si può benissimo seguitare la maniera d'un altro.
      Riempiuto che si abbia lo spirito e la fantasia di ciò che col nostro sguardo rapì la nostra diligente attenzione, talmente resta egli unito, e, diciam così, immedesimato con noi, che quando si opera, quasi lì presente lo avessimo, sembraci di vederlo e contemplarlo ogn'ora; onde avviene che nel tempo medesimo che uno opera, sempre dinanzi a sè veggendo quello che nella sua fantasia sta impresso, su quell'orme egli fatica, egli opera con tale idea, e senza, quasi dissi, avvedersene, nelle opere sue s'imprimono l'orme di colui che seppe la sua attenzione virtuosa cattivarsi, ed imprimere nella sua fantasia i suoi particolari distintivi.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





Raffaello Michelagnolo Bonarroti