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      Al num. LVII ci dice che Raffaello da Urbino, quantunque volesse concorrer con Michelagnolo, più volte ebbe a dire, che ringraziava Iddio d'esser nato al suo tempo, avendo ritratta da lui altra maniera di quella che dal padre, che dipintore fu, e dal Perugino suo maestro uvea imparata. E bene? È egli questo il passo dove il Condivi procura di togliere dal capo di Raffaello gli allori per ornarne le tempio a Michelagnolo? Ma che altro, Dio buono!, vuol egli qui additarsi, se non che abbia egli preso da studente, lume dal Bonarroti nell'ingrandimento e maestà della sua maniera, in tempo che la cercava e la studiava, per l'infausta sua circostanza d'essere fin allora stato ammaestrato in una maniera dura, secca ed antica? Se, già fissato nella sua magistral maniera, il gran Raffaello avesse detto il Condivi, che dal Bonarroti avesse appresa altra maniera, per migliore conosciuta, e quella lasciata che già tutta sua erasi formata, e per cui già si era acquistato e credito e applauso da tutto il mondo, allora sì che dir si potrebbe in qualche maniera, che Raffaello in ciò fosse inferiore a Michelagnolo; ma dicendo che gli servì di lume per ritrarre altra maniera da quella che fino allora studiata avea in tempo che giovinetto la cercava, mai non potrà dirsi che Michelagnolo sia stato superiore, fuorchè nell'età e nel tempo a Raffaello, nè che il Condivi abbia giammai inteso di dirlo. Ma non più: la rimetto, Monsignor mio carissimo, alla mia seconda passata lettera.
      Al num. LXVII: Descrivendoci la sua bontà, nel non essere mai stato il Bonarroti invidioso delle altrui fatiche, e di aver sempre lodato ognuno, dice: Etiam Raffaello da Urbino, infra il quale e lui già fu qualche contesa nella pittura, come ho scritto: solamente gli ho sentito dire, che Raffaello non ebbe quell'arte da natura, ma per lungo studio.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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