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      Vengo or ora che sono quasi due ore di notte, dal veder passarsene all'altra vita il sig. Annibale Carracci, che sia in cielo. Egli andò ultimamente, quasi li venisse a noia il vivere, a cercarne la morte a Napoli, e non l'avendo trovata là, è tornato in questa pessima stagione, pericolosissima da fare tal mutazione d'aria, ad affrontarla a Roma. Arrivò pochi dì sono, e in vece di aversi cura, fece di grandi disordini; e sei giorni sono si pose in letto, e questa sera se n'è morto. Io non ho saputo nè del ritorno, nè della malattia, se non questa mattina ch'egli era in ottimo sentimento, e non disperato; ma verso il tardi, che sono tornato a vederlo, l'ho trovato disperatissimo, e ho sollecitato di farlo comunicare; e io stesso per un accidente che gli è sopraggiunto, gli ho raccomandato l'anima. Ma essendo poi alquanto ritornato in sè, è sopraggiunto il paroco, che gli ha dato l'olio santo, e poco appresso è spirato. Si è ridotto assai bene al tempo della ss. comunione, e ha riconosciuto lo stato suo. Voleva fare alcuna disposizione di quel che egli lascia, però a benefizio di cotesti suoi nipoti, e massime delle femine, ma non ha avuto tempo. Non so se abbia altro che dieci luoghi di monti, pochi mobili, e alcuni argenti. Antonio nipote, figlio di M. Agostino, che è qua, avrà buona cura d'ogni cosa, e il farà seppellire nella Rotonda appresso la sepoltura di Raffaello d'Urbino, dove si porrà anche una memoria con un epitaffio degno del suo valore. Io non so qual sia l'opinione degli uomini di coteste parti; ma per confessione dei primi pittori di Roma, egli era il primo che vivesse al mondo nella sua arte; e quantunque da cinque anni in qua non abbia potuto lavorare quasi niente, nondimeno riteneva il suo solito giudizio e conoscimento, e cominciava a fare qualche cosetta degna di sè stesso; siccome ne diè segno in una Madonna, fatta di nascosto, poco prima di andare a Napoli che è bellissima.


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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