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      So ancora che alcune opere di Raffaello, fatte nella scuola del Perugino, furono stimate le migliori pitture che fusserò state fatte fino a quel tempo. Le prime opere che espose al pubblico in sua giovenile età il Tintoretto meritarono gli applausi di tutta la città di Venezia, e anche dello stesso Tiziano. Ma che sto io a cercare esempi tanto antichi, se noi abbiamo veduto nel nostro secolo alcune delle prime opere del Domenichino, che hanno pareggiato in bontà quelle de' Caracci, e quel ch'io dico di lui, dico anche di altri giovani, ai quali pur allora non seppe dare la gente (che va più a seconda dell'apparenza che della sustanza) altro titolo che di Giovani di buona aspettazione; ma le stesse lor pitture vedute poi in altri tempi, senza sapersi ch'elle furon fatte in gioventù furono riputate delle migliori che e' facessero mai, anche nell'età più matura. Questa dunque è una gran difficoltà che si può incontrare nel voler giudicare, se una pittura sia di tale o tale maestro, mentre noi vediamo che molti, seguendo il modo di fare di altri di maggior nome, hanno fatte opere in gioventù che, per bontà e per modo, poteano esser credute di mano degli stessi loro maestri o di chi essi imitavano. Ma che diremo noi di quel che avvenne nel secolo dei Bellini di quei sette pittori, Marco Basaiti, Benedetto Diana, Gio. Buonconsigli, Lazzero Silvestrini, Cristofano Poremese, Vittore Belliniano, Girolamo Santacroce, ed altri ancora, i quali tutti operarono con sì poca differenza di maniera fra di loro, che difficilmente l'una dall'altra si saria potuta conoscere, se non fusse stata usanza de' medesimi maestri, seguendo il costume di quell'età, di scrivere in ogni opera il proprio nome?


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Raccolta di lettere sulla pittura scultura ed architettura scritte da' più celebri personaggi dei secoli XV XVI e XVII pubblicata da M. Gio. Bottari e continuata fino ai nostri giorni da Stefano Ticozzi
Volume Secondo
di Autori Vari
pagine 396

   





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