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      Lo spettacolo delle umane forze ad estremo cimento, e quello d'un cielo e d'un mare che sembrano anch'essi gareggiar di furore, è scena che atterrisce e sublima nel tempo stesso.
      Quella nave che poch'anzi, combattuta dai venti contrari, tenea il largo, ora, secondata dalla fortuna, imbocca il porto; e i vascelli d'assedio, vedendo inalberata all'antenna bandiera genovese, le cedono liberamente il passo. Ma quella, fatte le mostre di volersi inoltrare in porto, piega di subito a mano manca, e va difilata a gettar l'àncora presso lo scoglio della Lanterna, sotto la protezione delle artiglierie della Briglia, tra gli applausi degli assediati e le imprecazioni degli assedianti. Per tal modo la fortezza, già strema di viveri e di munizioni, e perciò vicina ad arrendersi, sarà rinfrescata d'armi, d'uomini, di vettovaglie portate in abbondanza dai lidi di Francia; sarà rimessa in istato di poter reggere a nuovo assedio, finché giungano soccorsi piú efficaci a ricacciar sotto il giogo Genova riluttante, e minacciar quindi il resto dell'Italia. Ed in vero, tanta era l'importanza in cui si teneva, e ben a ragione, questa piazza fortissima, che il sig. Le Noble, scriveva poco dopo al re di Francia Luigi XIV: "Genova e Marsiglia, congiunte sotto il vessillo de' Fiordiligi, darebbero leggi a Cadice e ai Dardanelli, terrebbero la Barberia in forzato rispetto, e farebbero tremare il Sultano nel suo stesso serraglio di Costantinopoli", Tale è la situazione di Genova che, mutando ella governo, si è mutato od alterato gravemente tutto lo stato d'Italia.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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