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      — L'avete voi veduto, madre mia, quell'eroe?
      — Pur troppo l'ho veduto, Emmanuel mio, né potrò dimenticar mai quella figura e quel istante. Io pure mi cacciai fra le turbe del popolo cupo e taciturno, che non potendo strappar di mano a' suoi carnefici il proprio difensore, volea almeno consolarne colla presenza i momenti estremi. Quel forte soprastava di tutto il capo alla schiera dei soldati che lo circondavano; il suo sguardo si volgea tardo e sereno sulla moltitudine; non v'era sdegno né paura su quella fronte, ma la sublime rassegnazione d'un martire ed una pietà profonda per coloro che rimanevano.
      — E niun si mosse per liberarlo?
      — Assiepati da mille alabarde, minacciata la città di sterminio, morti in guerra o sul patibolo i piú valorosi, non ci restava che fremere o lacrimare.
      — Ed aspettare! riprese il giovane con uno sdegno concentrato, aspettar l'alba di domani!
      — Salito sopra un gran palco, proseguiva la vecchiarella, levò gli occhi, non già le mani, ché gli erano legate al tergo da un nodo di funi, e pregò. Ma quando il carnefice alzò la scure, mi volsi addietro, mi strinse un brivido e poco stette che non cadessi. Rinfrancatami, rimirai: il carnefice stringea pei capelli quella testa sanguinosa, che aperse gli occhi ancora una volta... i soldati ne impallidirono, il popol pianse.
      — A me dunque la vendetta di quell'eroe, la redenzione della patria! dove è l'ascia, la balestra di mio padre?
      La vecchiarella, tratte allora da un ripostiglio e rimesse al figliuolo quest'armi:


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Emmanuel