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      Il quale, capitanato dal signore della Palisse e dal Sciomon, strenuissimi duci, cominciò a tentare la salita di Promontorio per fare sperimento della virtù popolare. Ma ben tosto s'addiede, che si può spegnere non domare il leone. Benché fossero i suoi in numero di soli 6000, il Da-Novi volle provocare l'assalto de' regii di tanto maggiori e agguerriti. La battaglia si attaccò con sassi, con freccie ed altre armi da lanciare, consumate le quali, si venne alle prese colle picche e colle spade, ingegnandosi gli aggressori di guadagnare il sito superiore. Il Re, posto sopra un'eminenza, fremea rabbiosamente vedendo una banda di collettizie soldatesche durare a fronte di veterani guerrieri. Perocché i nostri, sebben tanto inferiori di numero e di militare esercizio, primeggiavano sopra i Francesi nelle virtù della guerra, anzi siffattamente menaron le mani, che morto ogni piú ardito nemico e mortalmente ferito l'istesso Palisse, cominciarono i Francesi a piegare. Senonché, con nuova mano di fresche milizie accorse il duca d'Albania, e potè pareggiar la battaglia. La quale sarebbe senz'alcun fallo finita colla peggio degli oltramontani che, laceri ed abbattuti, erano per voltare le spalle, se il Sciomon non avesse schierato a fronte de' repubblicani tutto il resto della vanguardia, le di cui artiglierie, collocate sur un poggio vicino, bersagliavano i nostri ne' fianchi. Fugata la moltitudine, alcuni cominciarono a sussurrare di spedire ambasciatori a Luigi per piegarlo a termini temperati di pace.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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