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      Ma vive nelle tradizioni del popolo la memoria del misero caso, che non può non isvegliare un senso di profonda pietà in chi ha intelletto d'amore.
     
      III
     
      Luigi XII, vinta Milano, e racchiuso Lodovico Sforza nel castello di Loches, s'era nel 1502 portato a Genova, ove fu ricevuto con splendidezze senza pari. Otto giorni quivi ebbe stanza, ma tanto era bastato perché accendesse in Tommasina, illustre dama, la piú fervorosa passione. La lettura della vita di Luigi, e le varie avventure ch'egli avea corse, erano state il dolce pascolo de' suoi amori primieri; ella avea pianto al racconto di tante sventure, quando gemea racchiuso in una gabbia di ferro, e quando, assunto al trono, era ai propri nemici largo di perdono e d'obblio. Non appena il Re franco vide il sereno pallore della sua fronte, e quell'aura di gentilezza che ne avvolgeva la gentile persona, ne restò profondamente ferito, e in una sontuosa festa che i Genovesi apprestarono ad onorare un tant'ospite, sola la scelse a far seco lui componimento di danza. Cortesemente ella scusavasi, avvisando che nell'impeto della passione le avrebbe detto male la lena e vietato di raffrenare l'interne battaglie; ma dagli onesti rifiuti il Re franco piú acceso stese alla di lei mano la sua, che a quel tocco, quasi elettrico fosse, si fe' pallida pallida, un sottilissimo fuoco le abbracciò la persona, e fu per isvenire.
      Cosí essi s'erano amati e dappoi visti in ripetuti colloqui, ma giunse purtroppo veloce il giorno statuito alla partenza del Re. Non è a dire lo schianto, lo sfinimento dell'anima di Tommasina al funesto annunzio della sua dipartita.


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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