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      Adelassia fermò il cavallo, e con profondo raccoglimento guardò a lungo la ferrea porta del monastero.
      — "Quelle porte, disse ella pacatamente, simili alle porte dell'eternità, non si aprono che una volta; bisogna, nell'entrare, che il nostro sguardo sia fitto ben addentro; guai rivolgerlo ancora addietro!
      — "Non per voi, amabile principessa, figliuola d'Ottone il Grande, speranza di tanti popoli!...
      — "Non si entra che una volta, proseguia Adelassia, quasi non udisse le parole di Allerame; e il suo accento si facea cupo, pronunciato con quella energia che nasce da un grande affetto — "Quelle porte racchiudono forse altre vittime della prepotenza, dell'orgoglio, vittime che i fiori nuziali già coronavano..."
      — "Come mai, Principessa, dite altre vittime? non siete forse la figliuola prediletta d'imperatore potentissimo? Non sono forse per voi quelle danze, quei tornei... le vicine nozze?... Dite piuttosto, amabile Principessa: quello è talvolta il ricovero di anime tribolate che vi entrarono con un mistero tremendo in fondo dell'anima, con un mistero che trarranno forse nel sepolcro, poiché la morte è un desiderio, è un unico scampo, quando una speranza, folle sí, certo, ma che racchiude tutti i palpiti di un'esistenza, si è dileguata in eterno!
      La voce del cavaliere, concitata per un momento, andò spegnendosi languidamente, mentre il suo sguardo volgeasi al cielo. Adelassia non perdè sillaba di quelle parole, che tutte le percuotevano sulle fibre del cuore; e fissandolo con uno sguardo penetrante, temperato dalla dolcezza di una profonda ed affettuosa mestizia:


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





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