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      Il zeffiro che si risveglia dopo il tramonto del sole, diffonde una fragranza deliziosa che rapì ai fiori delle collinette circostanti; qua vedi una navicella che scioglie le vele; colà un'altra che le raccoglie; un misto spumeggiare sotto i colpi misurati de' remi, e mille scintille fosforiche che guizzano e si dileguano; voci amiche che si chiamano e si rispondono dalla collina al lido, dal lido al mare. Oh questa è pur l'ora delle meste, delle pie ricordanze, l'ora che, per ripetere il verso d'un gentilissimo poeta ligure(9),
     
      Fa il cor piú mesto e l'anima piú grande.
     
      E Jacopo, che tale è il nome del figliuolo di Giraldo, siedea appunto in quest'ora al fianco di sua madre, sul limitare d'una casuccia, amendue taciti, assorti amendue nello stesso pensiero. Suonò il De profundis, ed essi lo recitarono sommessamente, con raccoglimento inusitato, coll'ansia d'un sospetto che non osavano comunicarsi, e che sentivano amendue egualmente nel profondo del cuore. Nel povero focolaio non brillava quella fiamma che solea radunarli allo stesso desco; come entrar nella camera, come affrontare quelle memorie... quella seggiola, dove un altro solea riposarsi al finire della giornata, quella seggiola rimasta vuota, luttuoso monumento della famiglia! La buona donna si coricò finalmente sopra un involto di reti e di vele, ma non sullo strato consueto, ché il cuore non le reggeva. Il figliuolo l'abbracciò piú volte e piú affettuoso del solito, con lacrime frenate a stento; oh se ella avesse allora potuto leggere negli occhi del giovanetto, le sarebbe scoppiato il cuore, perché quell'abbraccio, quel saluto forse era l'estremo!


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Racconti popolari dell'Ottocento ligure
Volume Primo e Secondo
di Autori Vari
pagine 484

   





Jacopo Giraldo